Per ogni femminicidio esistono migliaia di donne nella condizione di “morte vivente”sotto il ricatto affettivo.
Una relazione affettiva sana si basa sul rispetto e sulla fiducia.
- Non autolimitare la tua libertà.
- Non ti far convincere che non vali nulla; tutti hanno diritto al rispetto della propria persona e personalità. Nessuno può arrogarsi il diritto di aggredire fisicamente e psicologicamente un’altra persona.
- Anche l’offesa è violenza: non permettere che sia calpestata la tua dignità. Violenza non è solo fisica ma anche psicologica che se non fermata in tempo può degenerare.
- L’uomo violento non cambia: non ti illudere nell’ideale del tuo amore, di reale c’è solo la sua concezione sbagliata di amore. Non ti ostinare a credere che sei tu quella sbagliata e che quindi ti meriti la sua punizione.
Il femminicidio non è un omicidio improvviso: è l’ultima brutalità dopo vari segnali di sfiducia, minacce, isolamento, imposizioni, divieti, sopraffazione.
La violenza sulle donne esiste in ogni contesto culturale, religioso, sociale ed economico.
La violenza non è una caratteristica specifica di una singola cultura, ma è agita dagli uomini di ogni paese. Non c’è alcuna giustificazione a qualunque tipo di violenza sulle donne.
Sostenere che chi commette violenza è straniero o ha problemi psicologici è falso: sminuisce la gravità dell’atto e la responsabilità dell’autore.
L’unica soluzione è parlarne: esci dal silenzio! Puoi, anzi devi, perché non sei tu quella sbagliata.
Non sei sola. I centri antiviolenza possono aiutarti a riprenderti la tua vite nelle tue mani con la facoltà di scegliere e decidere.
Chiedi aiuto: cercare aiuto è un atto di forza.
Per la tua salvezza devi contare solo fino a 1: blocca fin dall’inizio ogni forma di svalutazione.